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Molestie e cyberbullismo sono il cancro della libertà online

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Subire molestie e comportamenti minacciosi non è solo una prerogativa della vita reale ma è una malsana pratica che si sta propagando in maniera sproposita anche tramite gli strumenti online, generando esperienze negative in molti fruitori del web. Il cyberbullismo, gli attacchi continui, ripetuti e sistemici attuati mediante la rete sono nocivi sia per la vittima ma anche per il carnefice, in quanto si destabilizza il quieto vivere della rete, oltre a ledere la libertà propria e altrui. Ma in particolare il secondo si veste di un altro ruolo, quello di usurpatore di byte, in quanto spreca e consuma banda senza alcuna logicità e utilità per la comunità.

Da diverse analisi statistiche è emerso che il 73% degli adulti che utilizzano internet ha dichiarato di aver visto qualche conoscente essere stato molestato in qualche modo on-line, mentre il 40% ha dovuto subire personalmente minacce e atteggiamenti aggressivi.
Analizzando in dettaglio i dati raccolti, coloro che hanno asserito di aver assistito a molestie verso terzi hanno indicato le seguenti problematiche: il 60% ha visto qualcuno essere chiamato con nomi offensivi, il 53% degli intenzionati nel mettere in imbarazzo qualcuno di proposito, il 25% ha visto qualcuno essere minacciato fisicamente, il 24% qualcuno che viene molestato per un periodo prolungato di tempo, il 19% ha detto di essere stato testimone di molestie sessuali, il 18% si è spinto ad un vero e proprio inseguimento della vittima sui diversi canali e social media.

Come è possibile evincere dalle percentuali menzionate si possono individuare due categorie ben distinte ma sovrapposte di molestie online.
All’apparenza la prima serie di esperienze negative è un po’ meno grave in quanto comprenderebbe insulti e l’essere trascinato in situazioni imbarazzanti. Si tratta di un livello di fastidio così comune che chi lo subisce tende a ignorarlo o ancor più a tollerarlo per non incorrere in situazioni più gravi.
La seconda categoria di molestie, invece, coinvolge un numero inferiore di individui, ma è caratterizzata da esperienze più gravi, come essere il bersaglio di minacce fisiche, molestie nel corso di un periodo prolungato di tempo, stalking e molestie sessuali. Capitolo a parte meriterebbe la tendenza suicida messa in atto dagli adolescenti, considerata unica soluzione possibile di fuga al cyberbullismo.

Tendenzialmente gli uomini sono più propensi a subire insulti e commenti imbarazzanti, mentre le donne sono particolarmente vulnerabili alle molestie sessuali e allo stalking. Guardando invece all’età i giovani adulti, fascia 18-29 anni, sono quelli che hanno più probabilità rispetto a qualsiasi altro gruppo demografico di provare le molestie online. Il 65% dei giovani utenti di Internet sono stati oggetto di almeno uno dei sei elementi di molestie che sono stati menzionati nel sondaggio. Percentuale che aumenta al 70% nella fascia tra i 18 e 24 anni, così come cresce tra le giovani donne (18-24) l’aver sperimentato molestie particolarmente gravi: il 26% di queste sono costantemente inseguite online e il 25% sono state oggetto di molestie sessuali virtuali. In questi casi un occhio di riguardo a ciò che si decide di pubblicare nei propri profili è d’obbligo, come anche un corretto uso degli strumenti privacy dovrebbe arginare in qualche modo il fenomeno; le possibilità di denuncia e querela non devono essere sottovalutate o dimenticate.

Infine, come già anticipato, per quanto riguarda i tanti suicidi che spesso coinvolgono gli adolescenti tra le cause scatenanti vi sono proprio gli episodi di cyberbullismo, sviluppatisi proprio all’interno dei social media. In questi casi l’errore da evitare ad ogni costo è quello di trovare una via d’uscita semplificatrice come ad esempio la cancellazione dai social network. Piuttosto, sarebbe opportuno educare il piccolo o grande digitante ad un’etica comportamentale, spiegando i rischi a cui la nuova socialità del web ci espone; insomma, una prassi non affatto banale e semplice da attuare senza le opportune conoscenze del problema.

 

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