Social media

L’uso dei social network rende le persone più infelici?

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Da un recente studio pubblicato dalla Public Library of Science, condotto da Ethan Kross (dell’Università del Michigan) e Philippe Verduyn (di Lovanio in Belgio), è emerso che più di un utilizzatore assiduo del social nework Facebook è risultato meno soddisfatto della propria vita. Già in precedenza, altre indagini condotte a “breve termine” avevano fatto emergere che gli utilizzatori di Facebook apparivano più inclini alla gelosia, con un aumento della predisposizione ad avere tensioni sociali, fino all’isolamento e depressione; insomma, coloro che passano più tempo sui social media sono più predisposti ad essere sopraffatti da emozioni negative.

Quest’ultimo studio condotto da Kross e Verduyn si è spinto oltre, osservando gli utenti di Facebook per un lungo periodo e mantenendo traccia del mutamento delle loro emozioni. Quindi, i due ricercatori hanno reclutato 82 Facebookers volontari per il loro studio, selezionando il campione da un target adolescenziale con età intorno ai 20 anni. Questi ragazzi hanno consentito di essere osservati nella loro attività social per due settimane, con l’impegno di segnalare per cinque volte al giorno il loro stato d’animo rispetto ai loro contatti sociali diretti (telefonate e incontri di persona con altre persone). Queste relazioni sono state decise tramite l’invio di messaggi di testo, spediti tra le 10:00 di mattina e mezzanotte, chiedendo ogni volta di compilare un breve questionario. Infine, i volontari sono stati invitati a votare la loro soddisfazione con la vita all’inizio e alla fine dello studio.

Quando i ricercatori hanno analizzato tutti i risultati raccolti, hanno notato che coloro i quali hanno utilizzato molto Facebook erano più propensi a segnalare un calo della propria soddisfazione, a differenza di coloro che hanno visitato il sito di rado. Al contrario, quei volontari che hanno stabilito un contatto sociale diretto hanno riferito uno stato d’animo positivo; in breve, che hanno socializzato nel mondo reale hanno riscontrato una sensazione positiva. Tale influenza si è verificata a prescindere dalla tipologia di sesso del volontario analizzato; quindi Kross e Verduyn sono giunti alla conclusione che Facebook mina il benessere soggettivo degli utilizzatori.

A confermare questo risultato vi è anche una precedente inchiesta, condotta da scienziati della Humboldt University e dell’Università Tecnica di Darmstadt in Germania. Questi ricercatori, che hanno presentato i loro risultati in una conferenza a Lipsia nel mese di febbraio, avevano intervistati 584 utenti di Facebook di età compresa nel medesimo range. In tal caso era emerso che utilizzando Facebook, l’emozione più comune suscitata era stata l’invidia. Anche in quella occasione era emerso che gli incontri reali, al contrario, avevano scaturito maggiore positività.

Un altro problema che si aggiunge ai risultati menzionati è rappresentato dalla nascita di nuove applicazioni asociali (io le chiamerei le “aPPsociali”), come ad esempio l’app Cloak (mantello). In realtà si tratta di una appicazione che è in grado di connettersi ai dati di altre app come Instagram e FourSquare, creando una sorta di mappa di dove si trovano gli individui conosciuti che si vogliono “evitare” nella vita reale; proprio così, nella pubblicità di Cloak si può leggere: «evita ex fidanzati, colleghi e conoscenti che chiacchierano a non finire». Fortunatamente Cloak funziona solo per tracciare i movimenti di chi usa Instagram o Foursquare, quindi la sua utilità è limitata, visto che certamente non sono i social network più diffusi, ma la strada non sarà molto lunga nel vedere l’integrazione di altri social.

Concludendo, la risposta al mio quesito iniziale appare alquanto tortuosa e spinosa, e la pubblicazione di questi rapporti ci porta nella direzione della conclusione più ovvia, soprattutto se a questo aggiungiamo la nascita e l’affermazione delle aPPsociali.

 

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